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Perché non devono andare in lockdown anche comunicazione ed empatia.

Oggi ti parlo del perché non devono andare in lockdown anche comunicazione ed empatia 😉

E ti faccio un esempio pratico, che mi ha fatta riflettere all’inizio del lockdown di marzo, quando tutta Italia era “chiusa” e ci trovavamo nell’incertezza più totale.

Sono riflessioni che condivido perché sono un promemoria per me e penso possano essere utili anche a te, sia in questo periodo di lockdown (più o meno “soft” e un po’ a “macchia di leopardo”), sia quando ci lasceremo alle spalle restrizioni e  limitazioni.

In questo periodo i social sono utilizzati in modo ancora più intensivo rispetto a prima e sono senza dubbio uno strumento utile e piacevole per rimanere in contatto con amici, parenti e naturalmente anche con i clienti!

Ma quando postiamo qualcosa come lo facciamo?

Io ho notato da una parte una grande sensibilità e attenzione verso le persone che leggono dall’altra parte dello schermo, con contenuti profondi o leggeri, seri o divertenti, con risorse utili o considerazioni personali ma che riflettono una certa attenzione verso gli altri.  

Dall’altra però ho trovato anche i social utilizzati come valvola di sfogo per lamentele poco costruttive, invettive senza supporto di dati o argomentazioni, o addirittura maleducazione e prepotenza.

Quando postiamo qualcosa con quale motivazione lo facciamo? 

Per esempio riflettevo sull’approccio completamente diverso di due negozi di fiori e piante che comparivano nel mio feed perché tra le pagine a cui avevo messo like (adesso, solo una delle due è ancora tra quelle che seguo).

Erano i primissimi giorni di chiusura delle attività, a marzo.

E nel mio feed ho trovato una bella foto di fiori colorati con un testo che diceva “In questi giorni sospesi tra la paura e il senso di smarrimento, anche se il garden rimarrà chiuso abbiamo deciso di tenervi compagnia con la bellezza dei nostri fiori e delle nostre piante perché siamo certi che guardare le meraviglie della natura, come leggere un bel libro o sentire la vostra musica preferita vi aiuterà a mantenere il sorriso!
La bellezza salverà il mondo e non dobbiamo smettere di crederci!”

Pochi giorni dopo la foto di una persona intenta a bagnare delle belle piante verdi, con un testo che diceva:

“ […] È marzo, inizia la stagione più bella dell’anno: le prime fioriture di piante perenni, le piante aromatiche ( il profumo del basilico è inebriante) le prime piantine per l’orto, il prato da riseminare…il garden è un fermento di gente e di nuovi arrivi…le prime nostre piante , coltivate a km 0 sono quasi pronte per essere vendute…questa domenica di marzo non è così, sono qui sola a prendermi cura di loro , in attesa che questo difficile momento passi al più presto possibile. Un saluto affettuoso a tutti i miei colleghi che , come me amano il nostro lavoro, e, seppur virtualmente, sono qui con me, perché il nostro non è solo lavoro, ma pura passione per il verde e per i fiori! Forza ragazzi, passeremo anche questa e torneremo più carichi di sempre!!
Un abbraccio a tutti voi clienti, che ci seguite con affetto.”

Cosa comunica?

Cosa traspare? Passione e amore per quello che è il proprio lavoro. Empatia. Attenzione e preoccupazione anche per gli altri. Non solo per le persone da cui pensiamo di ottenere qualcosa (clienti che ci portano soldi), ma più in generale per chi ci segue, per i colleghi, per tutte le persone che, come noi, si trovano in una situazione nuova e incerta…

Poi, incontro un altro post, di un altro garden. Nel post c’è la foto di un angolo di supermercato dove ci sono in vendita delle piantine fiorite. Il testo è un’invettiva contro la grande distribuzione.

Nei giorni successivi richieste di firmare petizioni affinché fosse vietata ai supermercati la vendita di tutti i generi non di prima necessità (comprese pentole, mutande, libri…). E ancora foto degli angoli dedicati alla vendita del verde con testi scritti tutti in maiuscolo, con invettive e appellativi di vario genere ma comunque poco educati …

Cosa traspare? Preoccupazione per se stessi e per il proprio portafoglio. Naturalmente è una preoccupazione legittima. Ma è questo il modo e il luogo giusto per esprimerla?

Davvero se la mia attività chiuderà la colpa sarà del supermercato che ha venduto una piantina da 2 o 3 euro ad una mia cliente?

O forse penso che tutti i miei clienti domani, trovandomi chiuso, andranno al supermercato a spendere tutto il proprio budget riempiendo il carrello di piante?

Se non posso lavorare io non deve farlo nessun altro?

Quindi

Due approcci totalmente diversi, che personalmente, penso portino anche a due risultati molto diversi.

Un approccio che si basa sulla condivisione, sull’attenzione verso gli altri, sul farsi forza, sul continuare a darsi da fare come si può, mi sembra più piacevole, più costruttivo, più funzionale.

Ovviamente non cito i due garden e non entro nel merito delle diverse situazioni economiche che possono avere e che non conosco. Però non penso che il primo garden abbia risorse economiche illimitate, che non abbia preoccupazioni legate alle spese fisse e alla diminuzione degli incassi…

Siamo molto più connessi e collegati gli uni gli altri di quanto pensiamo. Forse troppo spesso ce lo dimentichiamo.

Come ti dicevo in un altro post “Siamo (e facciamo parte di) un sistema complesso e sempre in divenire.”

Non siamo in una situazione semplice e nessuno di noi ha una bacchetta magica per risolvere i problemi, così come non la avevamo prima di questa emergenza Covid.

Non è ingenuità, ma penso che un approccio orientato alla speranza, alla condivisione, all’attenzione per gli altri sia non solo più piacevole e bello, ma anche più costruttivo e più funzionale in termini pratici (e, quindi, alla fine anche economici!).

Se sono vicina ai miei clienti, se c’è una relazione che va oltre il singolo e semplice acquisto, è più probabile che aspettino di poter comprare da me. E’ più probabile che scelgano il mio garden per i loro acquisti. Perché sanno di trovare non solo un buon prodotto ma anche cortesia e attenzione per le loro esigenze, e perché sanno che il loro supporto economico rende possibile un lavoro fatto bene e con passione.

Basta una buona comunicazione social per salvare un’attività? Penso di no, perché i fattori in gioco sono tantissimi… ma sicuramente aiuta 😉

Ed è un’occasione (come tante altre) per mettere qualcosa di noi nella comunicazione verso gli altri. 

#coltivarerelazioni #beyourself

E adesso vorrei condividere con te 3 risorse utili per non far andare in lockdown anche comunicazione ed empatia.

Risorse utili (e gratuite) per la tua comunicazione:

  1. Il corso online “Ritrova la direzione” di Mary Gioffrè. Cinque giorni per fare il punto della situazione sulla tua vita, ritrovare consapevolezza, energia e motivazione, e lavorare sulla tua visione. Sono sicura che dopo averlo seguito ti sentirai molto più sicura e ispirata anche per la tua comunicazione sui social. Perchè quando siamo allineate con noi stesse, con i nostri valori ed emozioni, riesce tutto meglio.
  2. La guida “4 ingredienti per una comunicazione efficace” che con semplicità e chiarezza ti aiuta a tenere presenti alcuni aspetti importanti per entrare in relazione con il tuo target.
  3. Il workbook “Parti, o riparti, con il tuo brand” che ti permette, in autonomia, di cominciare a tracciare una mappa per comunicare i tuoi valori e la tua unicità. Quando hai chiaro il tuo perchè, il valore che dai alle persone, è più facile rimanere coerente e trasmettere il giusto messaggio. Anche nei periodi difficili. Puoi richiederlo subito qui.

P.S.

Ti fa piacere approfondire il tema dell’empatia? Ti conisglio questo articolo di EfficaceMente.

P.S. 2

La bellezza salverà il mondo“. Se anche a te piace questa frase, qui la trovi in formato immagine, da usare come sfondo per il tuo smartphone.

A presto!

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